Ma la storia del negozio di successo, che hanno aperto meno di un anno fa, ha un gusto amaro.
«Ho lavorato per vent’anni in una grande casa editrice – racconta Grazia -. Ero stanca di un mestiere ormai incapace di darmi nuovi stimoli. Poi la doccia fredda e la necessità, volente o nolente, di dire addio alla “confort zone” di un po·sto fisso».
Quasi altrettanto drastica la decisione di Marzia, grafico in una nota azienda milanese. Due donne di successo, giunte a un bivio: accettare di entrare nella «zona d’ombra» della vita, oppure mettere «le mani in pasta».
La decisione – per due tipe toste come loro – è arrivata in un amen. Senza troppi rimpianti, Grazia e Marzia hanno alzato la saracinesca di un vecchio fruttivendolo. E sono diventate le «pastaie» di piazza Cavour. Oggi, il profumo delle loro sculture di acqua e farina e le loro divise che odorano di bucato trasmettono serenità. Ma dietro alla loro rinascita, c’è un percorso in salita.
Testa bassa e maniche rimboccate, a 40 anni suonati si sono rimesse a studiare. Non più filosofia o web design, ma i corsi di Iginio Massari, il maestro dei pasticceri italiani.
«La cucina e la passione per i sapori erano sempre stati la nostra passione – spiega Marzia -. In fondo, di fronte alle difficoltà abbiamo attinto dal nostro pozzo, e abbiamo approfondito qualcosa che ci apparteneva profonda-mente».